Teatro

Paolo Jannacci: 'Mio padre Enzo, la musica e Milano'

Paolo Jannacci: 'Mio padre Enzo, la musica e Milano'

Il prossimo 3 giugno sarai al Teatro dal Verme di Milano con lo spettacolo “In concerto con Enzo”, una serata speciale per ricordare tuo padre, grande uomo e indimenticabile artista. Come tradurrai la sua memoria sul palco?

Semplicemente con l'esperienza di un figlio che ha vissuto in prima persona la realizzazione e l'esecuzione di molte canzoni.

L’arte di Enzo e quella di Paolo si incontreranno di nuovo, per una sera, in un unico abbraccio musicale e generazionale. Quali canzoni di tuo padre proporrai al pubblico? E quali, invece, del tuo repertorio?

Le mie saranno senz'altro "Allegra", dedicata a mia figlia, "Chiara's tune" e "Latinamente". Di mio padre, invece, canterò "Musical", "El purtava i scarp del Tennis", "Vincenzina", "Quelli che...", "Messico e nuvole", "Sfiorisci bel fiore" e tante altre.

Perché le canzoni di tuo padre piacciono tanto anche ai giovani?

Perchè non sono classificabili e sono senza tempo. Sono storie, più o meno interessanti, più o meno importanti, che fanno riflettere o divertire ma che conquistano sempre la tua attenzione.

Qual è il brano che meglio rappresenta il pensiero e il modo di essere di Enzo Jannacci?

"El purtava i scarp del tennis" e "Musical"

L’amore che provi per la musica è sbocciato quando eri appena un ragazzino. Merito di tuo padre?

Credo di sì. Ero un bambino esagitato ma timido e restio ad esprimermi. La voce di papà, la sua enorme energia e la sua musica mi hanno aiutato molto.

Hai studiato diversi strumenti, perché prediligi il piano? Quali emozioni ti trasmette?

E' quello più completo ed è quello che mi ha fatto "mettere la testa a posto". Dal punto di vista qualitativo può essere molto valido nonchè esteticamente bello, è completo come organizzazione delle voci orchestrali.

In passato, durante un'intervista, hai detto: “Ci sono tanti venditori di fumo che si spacciano per artisti. A me basterebbe che mi considerassero un menestrello”. Cosa intendevi?

Non mi ricordo di aver usato l'espressione "venditore di fumo" ma, per quanto mi riguarda, la parola menestrello mi ricorda che devi fare umilmente quello che sei più capace e quello che ti entusiasma di più e lo devi fare cercando l'eccellenza. Lo devi a chi ti viene ad ascoltare. Perchè il pubblico ha i suoi diritti. Io faccio musica e piano piano mi sto evolvendo con i miei fratelli artisti: Stefano Bagnoli, Marco Ricci, Daniele Moretto. Ma fondamentalmente cosa sono? Sono un menestrello... Se sarò considerato un grande artista in un futuro tanto meglio. Mai montarsi la testa perchè c'è sempre qualcuno più bravo di te!

Sei un artista completo e sempre alla ricerca di nuovi stimoli. Teatro, produzioni discografiche, colonne sonore per cinema e spot, esperienze televisive, collaborazioni con artisti anche apparentemente lontani dal tuo mondo (vedi i rapper J-Ax Fabri Fibra ed Emis Killa nel brano “Desolato”). Quali altri progetti hai in cantiere? Nuove esperienze artistiche da provare?

Sono in un periodo in cui sto archiviando materiale e pensando di fare qualcosa di speciale e di forte con musica e parole.

Qual è l’insegnamento di Enzo che ricordi con maggior affetto e che più ti è stato utile nella vita?

Rispetta te stesso. Rispetta gli altri, specialmente se fanno un mestiere umile. Il sangue è rosso per tutti.

In cosa ti senti simile a tuo padre?

L'amore per la mia famiglia.

Cosa direbbe tuo padre dell’Italia e, soprattutto, della Milano di oggi?

"Che fatica...!"

Enzo cantava "La vita l'è bela". E’ ancora così?

Certo, la vita è una cosa meravigliosa e deve essere vissuta cercando di migliorarsi.